L'edizione 2025 dell'indagine Beach Litter, realizzata da Legambiente, ha evidenziato un problema sempre più allarmante: l'inquinamento delle spiagge italiane. Con un numero crescente di rifiuti che contaminano le nostre coste, è giunto il momento di affrontare questa emergenza. Non solo l'ecosistema marino è a rischio, ma anche la nostra salute e le risorse alimentari subiscono conseguenze dirette.

Un'indagine approfondita

Grazie al prezioso lavoro dei volontari dei circoli locali, Legambiente ha condotto un'analisi dettagliata nell'ambito di un'iniziativa di citizen science. L'obiettivo principale è stato quello di monitorare e classificare i rifiuti che ogni anno affollano le spiagge italiane, al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica su questa problematica in crescita. I dati del 2025 mostrano un netto deterioramento rispetto all'anno precedente, con un incremento preoccupante dei rifiuti abbandonati.

Quest'anno, l'indagine ha interessato ben 63 spiagge in 13 Regioni, quasi il doppio rispetto al 2024. L'area totale analizzata ha raggiunto i 196.890 metri quadrati, e il risultato è stato allarmante: sono stati censiti 56.168 rifiuti, con una media di 892 rifiuti ogni 100 metri lineari. Questo aumento è confermato anche dall'indice internazionale Clean Coast Index, che ha rivelato che il 28% delle spiagge analizzate risulta sporco o molto sporco, un dato drammaticamente in crescita rispetto al 6,6% del 2024.

La plastica: il principale colpevole

Non sorprende che la plastica continui a dominare l'inquinamento delle nostre coste, rappresentando il 77,9% del totale dei rifiuti. In termini numerici, si tratta di 43.776 rifiuti su un totale di 56.818. Al secondo posto si trovano vetro e ceramica (8,3%), seguiti da carta e cartone (4,3%), metalli (3,6%) e legno (2,4%).

Un aspetto preoccupante è che, nonostante il divieto di utilizzo di oggetti monouso e reti da pesca introdotto dalla Direttiva SUP (Single Use Plastics) tre anni fa, questi continuano a costituire il 40,5% dei rifiuti totali. Questo evidenzia quanto sia difficile combattere l'inquinamento da plastica, un problema che sembra sempre più radicato nella nostra società.

Rifiuti più comuni: un'analisi sconcertante

Un'analisi più approfondita ha rivelato che il 61% dei rifiuti è riconducibile a sole dieci categorie. Tra questi, i mozziconi di sigaretta rappresentano un vero e proprio allarme, costituendo il 7,5% del totale, con una media di sette mozziconi ogni dieci metri di spiaggia.

Negli ultimi dieci anni, dal 2014 a oggi, si è registrato un incremento significativo dei mozziconi abbandonati, con quasi 47.000 ritrovamenti, pari al 9,4% del totale dei rifiuti. Seguono i cotton fioc in plastica, che rappresentano il 5,6%. Ecco un elenco dei rifiuti più comuni:

  • pezzi di plastica tra 2,5 e 50 cm (13%);
  • tappi e coperchi in plastica (8,2%);
  • polistirolo (6,9%);
  • salviette umide (4,7%);
  • materiali da costruzione (4,2%);
  • bottiglie e contenitori in plastica (3,7%);
  • sacchetti e manici di buste (3,6%);
  • frammenti di vetro e ceramica (3,2%).

La situazione è critica e richiede un impegno collettivo per invertire questa tendenza. La bellezza delle nostre spiagge merita di essere preservata, e ognuno di noi ha un ruolo fondamentale in questa battaglia contro l'inquinamento.

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