
Arriva in Italia, grazie alla Diaconia Valdese, il documentario che ha fatto breccia nel cuore del pubblico olandese, diventando il film più visto nella storia delle sale cinematografiche dei Paesi Bassi. Diretto da Jonathan de Jong, Human Forever narra il viaggio dell'attivista Teun Toebes, il quale ha indagato su come la demenza venga affrontata in ben 11 Paesi. "È un film sulla speranza , non sulla perdita ", afferma il regista, evidenziando l'importanza di una narrazione che metta al centro la persona e non la malattia .
Un viaggio di scoperta
Cosa significa realmente vivere in una struttura residenziale per anziani o per persone affette da demenza ? Teun Toebes, un giovane olandese di 25 anni e studente di Infermieristica , ha vissuto questa esperienza in prima persona, trascorrendo tre anni in una casa di cura non come operatore, ma come coinquilino. Da questa esperienza è nato il suo libro, Coinquilini, e il film Human Forever, presentato al vertice del G20 sulla demenza . Con oltre 80mila spettatori e numerosi premi in festival internazionali, il documentario ha già fatto il giro del mondo, approdando ora in Italia .
Il film non si limita a mostrare routine consolidate e programmi di attività, ma si addentra nella quotidianità degli ospiti , rivelando cosa accade tra una visita e l'altra. La Diaconia Valdese ha deciso di portare il documentario in Italia , contribuendo alla realizzazione di una versione sottotitolata in italiano . La struttura italiana citata nel film è il Rifugio Re Carlo Alberto, un RSA specializzata in Alzheimer e demenze , situata nella provincia di Torino .
Le prime italiane
In collaborazione con il Museo del Cinema di Torino e Piemonte Movie, il film verrà proiettato in due prime italiane : il 8 e 9 aprile presso il cinema delle Valli a Villar Perosa e il cinema Massimo di Torino . Entrambi gli eventi vedranno la partecipazione del regista Jonathan de Jong, il quale spera di sensibilizzare il pubblico e le istituzioni sulle politiche di salute pubblica riguardanti la demenza . Secondo la Diaconia Valdese, Human Forever rappresenta "uno strumento fondamentale per promuovere la consapevolezza e il cambiamento riguardo alla demenza ".
Un messaggio di speranza
Intervistato alla vigilia della sua partenza per Torino , de Jong ha condiviso il suo entusiasmo per l'arrivo del documentario in Italia . "È travolgente e sorprendente vedere come questo film, uscito nel 2023 , continui a girare il mondo", ha dichiarato. "La narrazione dominante sulla demenza è spesso incentrata sulla perdita , ma noi vogliamo mostrare che c'è ancora un mondo da vincere, una narrazione che metta al centro la speranza ".
Il regista ha spiegato che il film è frutto di un viaggio di quattro anni, durante il quale ha visitato diverse strutture in tutto il mondo. "Abbiamo visto circa 150 centri e servizi, e la ricerca è durata un anno e mezzo", ha aggiunto. La sua esperienza in Africa lo ha colpito particolarmente, dove ha notato una mancanza di etichette e un forte senso di comunità .
Un cambiamento necessario
De Jong ha evidenziato che le strutture residenziali spesso rischiano di rimanere isolate. "Con questo film, vogliamo dimostrare che ogni sistema può cambiare e che c'è speranza in ogni sistema ", ha affermato. Ha anche sottolineato l'importanza di una visione condivisa tra direttori e operatori, che devono trattare gli ospiti come farebbero con i propri familiari.
Il documentario ha già avuto un impatto significativo nei Paesi Bassi , dove ha innescato un movimento di apertura delle strutture e un dialogo con le autorità. "C'è un vento positivo che soffia sull'assistenza sanitaria", ha concluso de Jong. "Se impariamo a guardare in modo diverso, possiamo cogliere tanta speranza ".
Le immagini del film, che mostrano momenti di vita quotidiana e interazioni umane, sono destinate a rimanere nel cuore di chi le guarda. Un giovane studente di Medicina , dopo aver visto il film, ha dichiarato: "Mi hai cambiato la vita per sempre. Ora ho un’idea completamente diversa delle persone anziane ". Human Forever si propone quindi non solo di informare, ma di trasformare la percezione della demenza e di chi ne è affetto.