Curiosità sulla Valle d'Aosta e su qualche valdostano |
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In questa sezione riportiamo alcune curiosità legate alla storia, alle tradizioni, alla cultura e all'economia della Valle d'Aosta.
La seconda parte è riservata alle biografie di valdostani poco noti oppure di personaggi più conosciuti dei quali molti ignorano l'origine valdostana.
Di chi è la cima del Monte Bianco? |
Video con le più
recenti scoperte sul dahu.
Il dahu è conosciuto sulle Alpi e sui Pirenei. In altre nazioni si citano altri animali chimera: il Wolpertinger in Baviera, l'Haggis selvatico in Scozia, il Jackalope in Nord America, lo Skvader in Svezia.
Nel Museo delle Alpi, all'interno del Forte di Bard, in una piccola sala in cui si descrivono alcune implicazioni dei pendii sulla vita in montagna, uno spazio apposito è dedicato al dahu. |
La legge regionale n. 6 del 2006 ha istituito la Festa della Valle d'Aosta e ha definito ufficialmente la bandiera e l'inno della regione.
Inno della Valle d'Aosta
L'inno ufficiale della Valle d'Aosta è la canzone popolare "Montagnes valdôtaines", brano molto noto, entrato nel repertorio anche di numerose corali non valdostane. Il motivo venne composto attorno al 1835 dal compositore parigino Alfred Roland, all'epoca inviato come funzionario delle imposte a Bagnères-des-Bigorres, nei Pirenei, non lontano da Lourdes. La canzone si intitolava in origine Montagnes Pyrénées o Tyrolienne des Pyrénées. Verso il 1932 venne trasformata in Montagnes Valdotaines e divenne presto molto popolare in tutta la regione. L'incipit del brano apre - da mezzo secolo - l'edizione del giornale radio regionale.
Ecco il testo della prima strofa:
Montagnes valdôtaines,
Vous êtes mes amours;
Hameaux, clochers, fontaines,
Vous me plairez toujours.
Rien n'est si beau que ma patrie,
Rien n'est si doux que mon amie,
O montagnards, (bis)
Chantez en chœur (bis)
De mon pays, (bis)
La paix et le bonheur!
De mon pays, (bis)
La paix et le bonheur!
Les montagnards sont là!
Halte là! Halte là! Halte là!
E' interessante scorrere le vicende dell'autore, Alfred Roland. Giunto per lavoro nei Pirenei, si appassiona ai ritmi e alle voci delle persone che lavorano nelle botteghe del paese. A proprie spese crea una scuola e raccoglie rapidamente oltre 200 coristi. Compone numerosi brani che cantano le montagne e le genti dei Pirenei, opere che rimangono ancora nel patrimonio folcloristico di quella regione. Nel 1838 raccoglie i 40 migliori elementi della sua corale e organizza una tournée nazionale: il successo fu grandissimo. Nel 1839 a Parigi il coro si esibisce davanti a 8.000 spettatori e negli anni seguenti il successo continua a livello internazionale: a Londra, Anversa, Bruxelles, a Roma per il papa e poi ancora in Germania, Russia, Egitto, Grecia, Turchia...
Testo originale della Tyrolyenne des Pyrénées:Montagnes Pyrénées
Vous êtes mes amours,
Cabanes fortunées
Vous me plairez toujours,
...
Ascoltate qualche esecuzione:
Dal sito Le mie cime di Athos Viali, la versione eseguito dal coro Tre pini di Padova.
Alcuni video da Youtube:
Esecuzione in occasione della Festa della Valle d'Aosta, 7 settembre 2009
Filmato con immagini della Valle d'Aosta e Montagnes valdotaines come colonna sonora.
Esecuzione del Coro Edelweiss del CAI di Torino
Bandiera della Valle d'Aosta
La sua origine risale agli anni della Resistenza. I colori rosso e nero vennero utilizzati per la prima volta dal can. Joseph Bréan su un opuscolo del 1942, intitolato "I grandi valdostani", traendoli dal sigillo cinquecentesco del Ducato di Aosta, un leone d'argento su scudo nero al capo di rosso. La Resistenza valdostana scelse come propria bandiera un drappo con due bande orizzontali: nero sotto e rosso sopra. Questa bandiera, pur riconosciuta da tutti, non venne ufficializzata nello Statuto di Autonomia. Negli anni '50 la bandiera si trasformò in quella attuale a bande verticali. |
Stemma della Valle d'Aosta
Bibliografia: Gli stemmi della regione e dei comuni della Valle d'Aosta, 2008. B. Fracasso, J.G. Rivolin, M. Ghirardi |
I nomi dei comuni
valdostani durante il fascismo.
Da Alleno a Villanova Baltea passando per
Etroble, Liliana e Torgnone!
Durante il ventennio fascista, coerentemente con la politica di italianizzazione
della Valle d'Aosta, il regime cambiò la
denominazione di alcuni comuni valdostani. L’originale grafia francese venne quindi italianizzata
e trasformata, spesso con risultati involontariamente comici. Fortunatamente i
nomi originali furono ripristinati dopo la caduta del fascismo, con decreto del 7
settembre 1945 (oggi Festa ufficiale della Valle d'Aosta).
Denominazione attuale |
Denominazione durante il periodo fascista |
Allein |
Alleno |
Durante il fascismo alcuni piccoli comuni erano stati accorpati. Oggi i comuni della regione sono 74, il 60% dei quali ha meno di 1.000 abitanti. Alcuni non raggiungono i 100 residenti.
Il Casino de la Vallée di Saint-Vincent, un po' di storia.
Lo sviluppo turistico di
Saint-Vincent iniziò - come in molte altre località - con il termalismo. La
sorgente Fons salutis, scoperta nel 1770 dall'abate Jean-Baptiste Perret,
era frequentata dalla nobiltà sabauda che veniva nella cittadina valdostana a
"passare le acque".
La casa da gioco venne inaugurata il 29 marzo 1947 nei locali del Grand Hotel Billia. Quella sera c'erano tre clienti: un industriale tessile biellese, un commerciante torinese e un avvocato casalese. Si dice che alla prima puntata sia uscito il nove: "neuf, rouge, impair et manque". Il Casino di Saint-Vincent (http://www.casinodelavallee.info/) è stato per diversi anni la più importante casa da gioco d'Europa. Oggi, per diversi fattori, ha perso questa posizione (con grave detrimento per l'economia del comune e della regione). Rimane tuttavia un'importante struttura di intrattenimento dove, ai tradizionali giochi francesi, si sono aggiunti nel tempo i giochi americani e quelli elettronici, rendendo il gioco d'azzardo accessibile a una più vasta fascia di giocatori. |
Saint-Vincent, definita la Riviera delle Alpi per l'invidiabile clima di cui gode, è una cittadina nota, oltre che per la casa da gioco, per le diverse iniziative mondane e culturali organizzate dal Casino:
- Premio Saint-Vincent per il giornalismo, indetto nel 1948 http://giornalisti.casinodelavallee.info/
- Grolle d'oro - Premio Saint-Vincent per il cinema, istituito nel 1950 http://www.grolledoro.com/
- Telegrolle - Premio Saint-Vincent per la fiction televisiva, dal 2001 http://www.telegrolle.tv/
- Radiogrolle, Premio Saint-Vincent per la radio, dal 2007 http://www.radiogrolle.it/
1908 - 2008 i 100 anni del Grand Hôtel Billia di Saint-Vincent
Il Grand Hotel Billia di Saint-Vincent ha festeggiato nel 2008 i suoi 100 anni di attività. Questa prestigiosa struttura, da un secolo un punto di eccellenza del turismo della Valle d’Aosta, è ora oggetto di un profondo rinnovamento per un doveroso rilancio.
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Per far decollare Saint-Vincent come cittadina mondana, vengono istituiti i premi Saint-Vincent,
prestigiosi riconoscimenti in varie discipline della cultura e dello
spettacolo.
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Grand Hotel Billia, sito ufficiale
Video (su YouTube) presentato in occasione delle celebrazioni per il 100° anniversario del Grand Hotel Billia
I cani San Bernardo,
guardiani del Colle
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Maurice Garin. Il vincitore del primo Tour de France, nel 1903, fu il valdostano Maurice Garin, nato ad Arvier il 3 marzo 1871. ![]() |
Innocenzo Manzetti –
Aosta,1826-1877 Benché una nota querelle abbia sempre conteso fra i soli Bell e Meucci l’invenzione del telefono, questa è da attribuire, secondo fatti ben documentati, all’inventore valdostano Innocenzo Manzetti. ![]() ![]() Manzetti si occupò di acustica, di idraulica, di elettricità, di meccanica, di astronomia e la sua prima importante invenzione, realizzata intorno agli anni 1848-49, fu il "suonatore di flauto", una sorta di moderno robot in grado di suonare tale strumento a fiato. L'automa (che era composto da almeno cinquecento congegni meccanici!) assomigliava a un uomo vero e la sua struttura era composta da ferro, acciaio e pelle di camoscio. Aveva una maschera e due occhi di porcellana. Una parte delle componenti essenziali dell'automa era costruita con un particolare tipo di plastica realizzata anch'essa da Manzetti. Manzetti realizzò numerosi altri strumenti che risultarono di grande utilità pubblica. Tra gli altri si ricorda un velocipede a tre ruote, una particolare macchina idraulica impiegata per svuotare i pozzi delle miniere di Ollomont, un sistema di filtraggio che permetteva di rendere più pura l'acqua del torrente Buthier, allora usata per l'approvvigionamento idrico di Aosta. Fu di sua creazione anche un particolare pantografo in grado di riprodurre qualsiasi oggetto riducendolo o ingrandendolo. Manzetti non era però dotato di un grande senso degli affari, creava marchingegni per puro diletto o per amore di scienza e quando produceva per rivendere ne traeva in genere magri guadagni. Per saperne di più:
http://www.innocenzomanzetti.it/ |
A Manzetti è ora dedicato una
mostra permanente al
Centre Saint Bénin di Aosta. |
Sant'Anselmo![]() Nel pensiero di Anselmo l'indagine razionale è avvertita come indispensabile alla fede e in accordo con la rivelazione. Credo ut intelligam (credo per capire) è la formula efficace con cui Anselmo sintetizza tale metodo. Famosa è la sua dimostrazione dell'esistenza di Dio, la cosiddetta "prova ontologica". Non è il patrono della Valle d'Aosta, che è invece San Grato, vescovo della diocesi nel V secolo, festeggiato il 7 settembre con una processione per le vie di Aosta. Per saperne di più: http://www.forma-mentis.net/Filosofia/Contributi/Anselmo.html http://www.enrosadira.it/santi/a/anselmo.htmI |
![]() L'anno prima era stato
restaurato il monumento posto in Via Xavier de Maistre
, opera
dello scultore Arturo Stagliano, realizzata un secolo fa con una
sottoscrizione pubblica. |
Era
di origine valdostana il barone Marcel Bich. Se questo nome vi dice poco, il
marchio dei suoi prodotti vi è Nel 1973 Marcel Bich inizia a diversificare la propria attività lanciando l’accendino BIC a fiamma regolabile. La sua qualità e praticità gli assicurano un immediato successo. Nel ’75 nasce il rasoio monolama usa e getta, seguito dal celebre bilama. Oggi la BIC è leader anche in questi settori, con una produzione di 4 milioni di accendini e otto milioni di rasoi al giorno. Appassionato di vela, a cinquant’anni partecipò senza successo alla Coppa America. Il barone Bich ha donato alla regione Valle d’Aosta il castello di Ussel, insieme a un generoso contributo, affinché venisse restaurato e restituito a un uso collettivo. Oggi questo interessante maniero è nuovamente aperto al pubblico e ospita esposizioni temporanee. Marcel Bich morì il 30 maggio 1994, all’età di ottant’anni. Il figlio Bruno, che nel 1993 ha preso la presidenza del gruppo, ha assicurato di seguire i principi del padre: “Dare fiducia agli uomini, non avere debiti, avere posizioni mondiali, vendere al pubblico la migliore qualità al prezzo più basso possibile”. |
Samuel Farinet A Saint-Rhémy-en-Bosses,
comune oggi noto per il
jambon de Bosses, un prosciutto crudo DOP, esiste ancora la casa natale
di Farinet. |
Natalino Sapegno Nacque ad
Aosta - il 10
novembre 1901 - anche Natalino Sapegno, il grande critico letterario sui cui
testi hanno studiato generazioni di studenti. Il giovane Natalino frequentò
ad Aosta i primi due anni del liceo per poi iscriversi, non ancora
diciassettenne, alla facoltà di Lettere di Torino, avendo anticipato di un
anno l'esame di maturità. Conseguì la laurea nel ’22, non ancora ventunenne.
L’avvento del fascismo lo spinse a dedicarsi all’insegnamento e ad
approfondire la propria formazione letteraria. Nel 1930 ottenne la libera
docenza all'Università di Padova e nel ‘36 fu chiamato a ricoprire la
prestigiosa cattedra di letteratura italiana all'Università di Roma. Tra il
'38 e il '50 frequentò i giovani antifascisti della facoltà romana di
Lettere, molti dei quali saranno protagonisti della resistenza e della lotta
politica successiva alla liberazione, cui prenderà parte anche lo stesso Sapegno, iscrivendosi al P.C.I. dal quale uscirà nel '56 in seguito alla
repressione sovietica dei moti di Ungheria. Questi anni vedono il pieno
dispiegarsi della sua maturità critica in numerosi saggi. Negli anni '50 si
dedicò a quel commento alla Divina Commedia che, apparso tra il '55 e il
'57, resta ancora oggi modello insuperato di metodo critico e di rigore
filologico. Lasciato nel 1976 l'insegnamento universitario, proseguì
instancabile l'attività di critico, con articoli e saggi per le più varie
destinazioni, rivedendo e aggiornando con nuove edizioni le sue opere
precedenti. Si spense a Roma l'11 aprile 1990. (testo tratto dal sito del Centro studi storico letterari Natalino Sapegno) |
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